venerdì 10 aprile 2020

STEP #08 "Immaginare" la tecnologia nell'antichità

All'inizio della storia l'uomo era nomade e questo non gli permetteva di fare progetti o speculazioni sul futuro e sulle sue possibili forme. Con lo stanziamento questa possibilità è diventata via via più reale e le innovazioni tecnologiche delle prime civiltà hanno dato vita al "progresso".
Questa rivoluzione tuttavia non porta le popolazioni antiche ad immaginare il progresso e il futuro così come avviene nei secoli moderni; bensì ad immaginare invenzioni ed opere straordinarie per i loro tempi proiettate in civiltà lontane geograficamente o in episodi mitologici.

Un primo esempio nel mito può essere riscontrato nel gigante Talo: era una statua vivente creata da Efesto, si racconta fosse un gigantesco automa di bronzo invulnerabile. Si dice inoltre fosse stato incaricato da Minosse di sorvegliare l'isola mettendo in fuga i nemici. 
Ogni giorno faceva il giro dell'isola armato e pronto per scagliare enormi pietre e non esitava a buttarsi nel fuoco fino ad una elevatissima temperatura per poi schiantarsi sui suoi nemici stritolandoli e bruciandoli.
Il gigante era invincibile, tranne in un punto della caviglia, dove era visibile l'unica vena che conteneva il suo sangue. La leggenda vuole che l'automa sia stato ucciso dall'argonauta Peante che trafisse la sua vena con un colpo di freccia.
Ecco dunque come gli antichi Greci si sono immaginati un moderno robot.
Un secondo ed un terzo esempio, sempre riferiti alla figura di Efesto, possono essere individuati nell'Iliade e sono relativi alla creazione delle "ancelle d'oro" e dei "tripodi". Le prime sono automi dorati con l'aspetto di fanciulle, costruite dal dio affinchè lo aiutassero nei lavori pesanti e inoltre dotate della facoltà di istruzione da parte degli dei stessi, sono dunque assimilabili ai moderni robot programmabili; i secondi invece sono automi non antropomorfi dotati di ruote a disposizione degli dei, con la funzione di aiutanti. 

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